sabato 19 dicembre 2009

Dub(ai)Step

Per chiunque avesse avuto il dubbio se fossimo matti a portare in
aereo la Marta, ecco, avevano ragione, in due si è in troppo pochi. Ce
ne vogliono quattro per tenerla buona, dopo un'ora noi cotti.. Lei
figurati..


Saliti sull'aereo ci portano ai nostri posti.. soppi la emirates,
monitor touch per ogni sedile con telecomando tipo wii che funzia
anche da controller per videogiochi e se lo giri ci telefoni pure,
previa strisciatina di carta di credito sul fianco.. Senza parole. La
cosa però che ci ha fatto ancor più piacere è stato vedere tanti
bimbi, cosa che ci ha fatto sentire persone normali (!) e il passare
delle hostess con tanti colori e pupazzi per i più piccoli. Una bimba
c'era pure di fianco a noi: Majira, 20 mesi come la Marta, occhi neri
e capelli corvini. Con i suoi genitori se ne andava in Bangladesh a
trovare la famiglia di origine. Lui, tipo molto simpatico e alla mano,
ci spiega con accento Veneto che è in Italia da 12 anni, che fa il
pizzaiolo e ne è orgoglioso, e che piglia 2200€ al mese .. (!).. E
dopo che gli ho spiegato che se sei giovane e laureato in Italia certi
piaceri te li scordi era ancor più fiero :-). Lui e la sua famiglia ci
sono piaciuti molto.. E vai con lo scambio di mail.

Arrivati a Dubai... le cose che ci hanno stupito sono troppe,
inenencabili. Le dimensioni faraoniche, i gigawatt di illuminazione
che ci vorranno per mandare avanti la baracca, il sobrio ingresso in
"tipico" stile tagadà scala 500:1, con tanto di lucine a
intermittenza, i clacson, le cascate su pietra nera che fanno da
sfondo ai gates, spettacolari e inquietanti, le oasi verdi, trionfo
dell'ala gocciolante, con giochi d'acqua e letto di muschio che
neanche in trentino!
Ma soprattutto una riflessione: è forse poco casuale che prima di
arrivare alla meta, raro lembo di natura incontaminata, luogo in cui
l'uomo è ancora figura marginale e limitrofa, siamo passati per
l'estremo opposto, luogo in cui l'artificiale è portato
all'esasperazione e pure l'architettura si piega e svanisce dietro
l'ostentazione del fittizio.

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